La
fase bizantina segna un radicale cambiamento della struttura
urbanistica della città, non nella rete stradale o nel
sistema idraulico e fognario, che sono sostanzialmente
mantenuti attivi o addirittura potenziati, ma
nell’importanza degli spazi all’interno della città: sono
abbandonati i luoghi politici e di culto pagani e sorgono
quelli cristiani, spesso a margine dell’area urbana romana:
è il caso della cappella di S. Stefano nell’anfiteatro.
Inoltre, per la prima volta i morti si seppelliscono in
città, vicino alle chiese. Il cambiamento può essere stato
accelerato dal rovinoso terremoto e maremoto del 345/346. La trasformazione
dipende soprattutto dalla formidabile accentuazione del
ruolo strategico della città nel quadro dei rapporti fra
Oriente e Occidente. Dopo la fondazione di Costantinopoli ed
il prolungamento della via Egnatia fino alla nuova
capitale, Dyrrachium divenne una cerniera strategica
fondamentale per i collegamenti fra le due parti
dell’impero. Per questo motivo, fu potentemente fortificata,
già dal IV sec.d.C. ma soprattutto agli inizi del VI secolo,
ad opera dell’imperatore Anastasio I, che secondo gli
storici bizantini costruì anche un ippodromo. Dopo
un altro terremoto, la ricostruzione e
rifortificazione fu opera dell’imperatore Giustiniano. In
questa città che in questo periodo (V e VI sec.d.C ) accolse
membri della più alta aristocrazia, re, come Teoderico
l'Amalo, e regine, come Amalasunta, non sono state trovate
finora abitazioni lussuose e pochi sono i resti degli
edifici di culto cristiano a cui appartennero i numerosi
capitelli ora raccolti in museo, reimpiegati come materiale
da costruzione nelle fortificazioni medievali: oltre alla
cappella dell’anfiteatro, vero “enigma di Durres” per i suoi
mosaici e pitture, solo i recentissimi scavi nel centro
della città hanno trovato i resti di un grande
edificio religioso e di uno spettacolare foro circolare
realizzato in marmo del Proconneso.
Nonostante le vicende e i ripetuti assalti che la città
dovette sopportare, la vivacità di Durazzo in età bizantina
fu notevolissima: almeno due diversi atelier di mosaicisti
lavorarono alla decorazione della Cappella di S. Stefano e
della basilica di Arapaj. Scalpellini locali realizzarono i
numerosi capitelli e le decorazioni architettoniche in
pietra di V-VI sec. raccolte nel Museo. La città, che ancora
nel IV secolo scriveva in latino, nel VI appare diffusamente
grecizzata ma probabilmente era biligue.
I monumenti visibili
Il
mosaico di ciottoli noto come “la Bella di Durrazzo”
fu scoperto nel 1918 a m-5 di profondità, nel centro della
città moderna. Fu subito ricoperto per preservarlo. Di nuovo
scoperto negli anni Sessanta, fu distaccato e trasportato
nel Museo Nazionale di Tirana nel 1981, dove è attualmente
esposto. E’ datato alla fine del IV sec.a.C.; probabilmente
era il fondo di una vasca absidata in una lussuosa
abitazione. E’ realizzato in piccoli ciottoli colorati. Il
delicato volto femminile, di dea o ninfa, con i capelli
raccolti in una cuffia (sakkos) è girato con grazia a
sinistra e circondato da un rigoglioso motivo vegetale di
rami ricurvi, nastri e fiori. E’ uno splendido esempio
dell’arte del mosaico di ciottoli che in quegli stessi anni
decorava i palazzi dei sovrani e della corte macedone, a
Pella. Tirana, Museo Storico Nazionale.
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